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Quarta stagione concertistica “NOTE DI SOLIDARIETA’ 2007-2008”Dedicata al ricordo di Franco Valagussa

Terzo appuntamento al Teatro Manzoni "NEL MONDO DI MOZART" La Verdi - Orchestra sinfonica di Milano

11 febbraio 2008 Monza, Teatro Manzoni
In programma: W.A. MOZART Concerto per fagotto e orchestra n° 2 in Si bemolle maggiore W.A. MOZART Concerto per flauto, arpa e orchestra in Do maggiore K. 299 Fagotto Andrea Magnani Flauto Samantha Zanusso Arpa Elena Piva Direttore Matthieu Mantanus W.A. MOZART (Salisburgo 1756 - Vienna 1791) Concerto per fagotto e orchestra in Si bemolle maggiore n. 2 K. Anh. C14.03 Tempi: Allegro moderato - Romanza - Rondò La tendenza romantica ad apprezzare solo ciò che esce dalle mani del genio artistico ci pone spesso in imbarazzo, sia di fronte a opere di autori anonimi o minori, che a quelle inizialmente attribuite a un ‘grande’ e poi disattribuite. È il caso del concerto per fagotto e orchestra in Si bemolle maggiore che oggi si ascolta. La sua paternità è tuttora controversa: fino alla prima metà del Novecento lo si credeva uno dei tre concerti composti da Mozart, negli anni Ottanta del Settecento, per il barone Thaddäus von Dürnitz, fagottista dilettante di Monaco; nell’ultimo cinquantennio si tende invece ad accogliere l’ipotesi che il concerto sia opera di François Devienne (1759-1803). Tale supposizione si basa innanzi tutto su ampie corrispondenze tematiche - vere e proprie coincidenze - tra alcune frasi del fagotto nel primo movimento e passi nei Six Duos concertants pour deux bassons di Devienne. Non solo, le parti solistiche per fagotto riflettono una tale conoscenza delle possibilità tecniche e musicali del fagotto che sembrano essere scritte non da un generico compositore, ma proprio da un virtuoso di strumenti a fiato, quale di fatto era Devienne. Certo anche Mozart aveva solide cognizioni sulla prassi esecutiva dei fagotti, ma gli elementi virtuosistici presenti nei suoi concerti non sono mai così marcati, come nel concerto in questione. Devienne, al contrario, fu uno dei migliori fagottisti del suo tempo: dal 1790 primo fagottista del Théâtre de Monsieur di Parigi e autore di almeno cinque concerti per fagotto. Dunque, nonostante l’attribuzione a Devienne sia controversa, i presupposti su cui essa si basa sono del tutto plausibili. I concerti per fagotto, come genere compositivo, hanno una tradizione che risale almeno all’inizio del Settecento, quando Vivaldi ne compose un numero assai elevato, più che per ogni altro strumento concertante, eccetto il violino: nel suo catalogo figurano una quarantina di brani di questo tipo, scritti per le fanciulle dell’Ospedale della Pietà, una delle quattro istituzioni veneziane in cui si insegnava musica. Nel corso del secolo questa tipologia di concerti fu invece coltivata soprattutto oltralpe, da compositori tedeschi, cecoslovacchi e francesi. Il brano che si offre all’ascolto del pubblico, e che si contende la paternità fra Mozart e Devienne, è caratterizzato da un primo tempo in cui i materiali tematici non hanno un carattere ritmico-melodico ben definito e in cui la sezione di sviluppo della forma - sonata sembra sostituta da una seconda esposizione. A questo movimento, segue un tempo lento intitolato ‘romanza’ e un rondò, due sezioni che si affermarono nella struttura formale di sonate e concerti durante il Settecento. Se per apprezzare la qualità di un brano non dovete essere certi che abbia la firma di un grande autore, questo concerto per fagotto è l’occasione giusta per mettere alla prova la tenacia del vostro (eventuale) pregiudizio romantico. Concerto per flauto, arpa e orchestra in Do maggiore K. 299 Tempi: Allegro - Rondò - Andantino Il terzo e ultimo soggiorno di Mozart a Parigi rimane nella biografia del musicista come esempio massimo dell'incomprensione dei contemporanei verso un'arte che già raggiungeva i vertici del sublime. Mozart aveva già visitato la capitale francese due volte: sia durante la prima (novembre 1763 - aprile 1764) che durante la seconda permanenza (aprile-luglio del 1766), si era esibito nelle vesti di fanciullo prodigio a Versailles, era entrato a contatto con quel "gusto francese" piuttosto detestato dal padre Leopold e soprattutto aveva conosciuto musicisti come Schobert e Eckard che contribuirono in maniera importantissima all'evoluzione della sua arte. Ma il successivo viaggio compiuto a dodici anni di distanza si rivelò un vero e proprio fallimento. La meta della capitale francese doveva essere, soprattutto negli intendimenti del padre Leopold, un'occasione irripetibile di lancio nell'ambiente musicale che allora più contava e che aveva accolto con simpatia - ma nulla di più - il piccolo prodigio nel 1764. Una sosta a Mannheim durante il percorso pone a contatto il ventunenne Wolfgang con la famosa scuola sinfonica che faceva capo all'orchestra di quella città, allora considerata la migliore d'Europa. L'ascolto di importanti novità - tra le quali l'Alceste di Gluck - e la frequentazione di ottimi strumentisti e colleghi risveglia in Mozart quella straordinaria attitudine ad assimilare gli stimoli culturali esterni per poi rielaborarli in maniera personalissima, attitudine che nell'angusto ambiente salisburghese era per forza di cose soffocata. D'altra parte l'innamoramento per Aloysia Weber, contrastato ferocemente da Leopold Mozart e conclusosi in un rifiuto da parte della giovane e avvenente cantante, provoca una vera e propria crisi nell'animo sentimentalmente fanciullesco del giovane. Accompagnato dalla madre, Wolfgang giunge a Parigi il 23 marzo 1778 e si trova catapultato nel bel mezzo di una querelle artistica - la contrapposizione tra lo stile operistico italiano di Piccinni e quello franco-tedesco di Gluck - destinata tra le altre cose a far passare del tutto inosservata la presenza del salisburghese nella capitale. All'insuccesso artistico si aggiunge il colpo dolorosissimo causato dalla morte della madre, avvenuta il 3 luglio. Come nel caso delle precedenti visite, fu solo grazie all'interessamento di un certo Barone Grimm che Wolfgang poté riuscire nell'intento di far eseguire i propri lavori. E la sola serata del 12 giugno 1778, inserita nel novero dei famosi Concert Spirituel, assicurò al musicista un certo successo di pubblico grazie all'esecuzione della nuova Sinfonia in re maggiore detta appunto "parigina". Di qualche mese precedente - e quindi in coincidenza con l'arrivo dei Mozart a Parigi - è la commissione da parte del Duca di Guines, ex ambasciatore francese a Londra, di un Concerto che prevede l'insolita accoppiata solista di flauto e arpa. Il Concerto era destinato appunto al Duca, buon flautista, e alla propria figlia, altrettanto nobile e valorosa esecutrice all'arpa. Come spesso accade nel caso di proposte di organici strumentali fuori dal comune, la fantasia di Mozart sembra prendere il volo, per nulla intimorita da accostamenti timbrici o limitazioni tecniche che avrebbero posto in difficoltà altri musicisti. Il Concerto K. 299, mantenuto oltretutto entro i confini di un virtuosismo molto moderato, offre all'ascoltatore emozioni indimenticabili. Nell'Allegro e nel Rondò si ammira soprattutto l'affascinante amalgama sonoro dei due strumenti solisti, mentre nel celestiale Andantino i respiri del flauto e l'accompagnamento pastorale dell'arpa si fondono nel concepimento di una delle più belle melodie mozartiane. I biglietti di ingresso sono disponibili anche presso la segreteria di Brianza per il Cuore (tel 039 2333487 h. 10/12 lunedì, mercoledì, venerdì o info@brianzaperilcuore.org) al prezzo di 15 euro e, per la prima volta con una promozione a favore dei giovani studenti di istituti superiori ed universitari, a 5 euro con l’obiettivo di avvicinarli a queste espressioni musicali.
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